Marketing e i cinque sensi: Quali coinvolgere?

i-5-sensi

Quali sensi coinvolgere per influenzare il consumatore?

 

OGGI IN QUESTO BLOG SVELEREMO QUALI TRA I CINQUE SENSI STIMOLARE PER INFLUENZARE IL PROCESSO DI ACQUISTO DEL CLIENTE

 


Quali sensi vengono coinvolti per influenzare la percezione del consumatore e orientare il giudizio finale sul prodotto? I nostri cinque sensi, come si sa, sono vista, udito, tatto, olfatto e gusto ed è su questi che si basa il marketing sensoriale.

Il coinvolgimento sensoriale ed emotivo è alla base dell’experience del consumatore ed è su quest’ultima che un brand deve concentrarsi per fidelizzare il cliente. Tra i cinque sensi, ci sono quelli che nella comunicazione sono maggiormente privilegiati, soprattutto nel web.

La vista

Questo è il più utilizzato dei nostri sensi ed è per questo che viene continuamente stimolato dalla pubblicità fuori e dentro il web. Il nostro cervello però è addestrato a selezionare gli stimoli uguali e ripetitivi come rumori di fondo e passare oltre. Questo vuol dire che è necessario differenziarsi per attirare l’attenzione del cliente. Una comunicazione minimal dove si toglie invece di mettere troppo, potrebbe essere la scelta più efficace. 

L’udito 

Questo è un altro dei nostri sensi spesso troppo stimolato, quindi si deve stare attenti a fare ascoltare i giusti suoni o rumori per attirare l’attenzione. In generale, vale la regola che anche quando si apre un sito internet, l’utente non vuole mai essere bombardato di musica o suoni che gli creano solo confusione e spesso la prima cosa che si fa è proprio quella di silenziare. L’udito va quindi accompagnato con furbizia e la musica deve riflettere i valori del brand. 

Il tatto

Pur essendo un senso sottovalutato, il tatto è in realtà molto utilizzato e per questo ha un potenziale enorme nell’esperienza di acquisto soprattutto fuori dal web. Quello che andrebbe fatto è dunque provare a stimolarlo, anche tramite video e immagini, richiamando la sensazione che quel prodotto regalerebbe se si acquistasse. La morbidezza di un tessuto, la sensazione di freddo o di caldo, la freschezza di una crema sulla pelle, sono tutte sensazioni che tramite un video possono essere richiamate facilmente creando empatia con un consumatore che vorrà provare le stesse emozioni.

Il gusto 

Il gusto è difficile da stimolare, specialmente sul web e anche in questo caso si possono usare il video o le immagini per richiamare la sensazione piacevole di un prodotto alimentare stimolando l’immaginazione, come nel caso più classico del morso al Cornetto Algida. Le pubblicità che vediamo sempre più spesso ci fanno vivere un’esperienza di gusto che spinge a desiderare di provare la stessa sensazione, come lo slogan “fate l’amore con il sapore” del famoso spot Muller.

L’olfatto 

Questo è uno dei sensi utilizzati per imprimere un’esperienza forte nel consumatore. Ci sono brand che inondano i loro negozi di un profumo specifico e riconoscibile che attirano l’attenzione del potenziale cliente già prima di entrare, come ad esempio Alcott. Odori che vengono vaporizzati nell’aria e che influiscono sulle nostre scelte di acquisto senza che ce ne rendiamo conto. Basti pensare ai profumi del pane appena sfornato, dei dolci o dei prodotti dei negozi di cosmetica. Stimolare l’olfatto paga sempre, ma non bisogna esagerare.

Oggi, il tatto, il gusto e l’olfatto sono esclusi dagli acquisti online per ovvi motivi, a meno che non siano stimolati tramite video o foto. La vista e l’udito sono invece i grandi protagonisti della comunicazione sul web e per questo a loro è rivolta tutta l’attenzione delle campagne pubblicitarie.

In generale, per stimolare emozioni forti, entrano in gioco i neuroni specchio, che si attivano sia quando compiamo un’azione, sia quando osserviamo qualcuno compierla e questo significa che più l’attore, il testimonial o l’influencer sono in grado di farci provare una sensazione precisa, più è come se la provassimo veramente.

Attivare la memoria e le emozioni in modo facile, veloce ed efficace è quindi la strategia vincente per attrarre il cliente a comprare un prodotto. Il segreto per arrivare alle conversioni con il marketing sensoriale è quello di mirare alla narrazione dell’esperienza, così da superare i limiti della distanza tecnologica del web.

E-commerce e neuromarketing. Perché compriamo online?

e-commerce

E-commerce e neuromarketing. Perché compriamo online?

 

OGGI IN QUESTO BLOG CAPIREMO I MOTIVI CHE SPINGONO A SCEGLIERE L’E-COMMERCE


Perché usiamo l’e-commerce per comprare online? Cosa spinge a scegliere un prodotto invece di un altro? Cosa porta l’utente a decidere di acquistare in un negozio virtuale? Tutte domande alle quali il neuromarketing risponde, dando delle linee guida per rendere le vendite più efficaci.

Per capire cosa spinge il processo di acquisto di un consumatore bisogna suddividere il percorso di un potenziale cliente in tre fasi di apprendimento:

  1. L’apprendimento cognitivo, ovvero l’insieme di informazioni che l’utente prende da internet per farsi un’idea del prodotto.
  2. L’apprendimento costruttivista, attraverso il quale il consumatore mette in pratica queste informazioni applicandole al suo mondo personale.
  3. L’apprendimento esperienziale, dove il potenziale cliente vuole sperimentare il prodotto e capire come potrebbe usarlo nella sua vita.

Ad ognuna di queste fasi deve quindi corrispondere una diversa comunicazione. Ma andiamo per gradi, come trasformare un cliente freddo in uno disposto a comprare? In base alle tre fasi di apprendimento, l’utente va accompagnato verso la conversione, ovvero verso l’acquisto. Come convincerlo?

  • Produrre molto materiale informativo, pubblicità, campagne social, blog, video promozionali, così da fargli subito capire che ha un problema da risolvere, un bisogno che non sapeva neanche di avere.
  • Fare capire di avere la soluzione al suo problema e che lo può risolvere soltanto acquistando il prodotto. Una newsletter informativa che spiega come risolvere la necessità può essere una scelta vincente.
  • Rispondere a tutte le domande che un consumatore farebbe, a tutte le obiezioni che lo fermerebbero dal comprare. Usare un testimonial che ha risolto lo stesso problema grazie al prodotto è una strategia vincente.
  • Spiegare quanto la sua vita migliorerebbe comprando l’articolo.
  • Dare la possibilità di provare il prodotto. La prova gratuita del prodotto, regala la sensazione psicologica di proprietà che porta il consumatore alla decisione di acquistare.
  • Le recensioni positive vanno valorizzate perché sono senza dubbio una delle prime informazioni che si guardano quando si vuole acquistare online.
  • Creare offerte innovative e imperdibili con un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Le informazioni che l’utente vuole conoscere prima di acquistare sono tantissime e qualsiasi anche lieve costrizione potrebbe solo causare ansia e allontanarlo dalla decisione di acquisto. I pulsanti delle call to action non devono mai essere troppo aggressivi.

In generale vale la regola dell’onestà. Gli utenti che comprano su internet non vogliono essere presi in giro, non hanno tempo da perdere e vogliono subito ottenere chiare informazioni dettagliate sul prodotto che cercano, desiderano sapere se questo gli risolverà il problema e chiedono di sapere se il rapporto qualità-prezzo è buono confrontandosi con altri consumatori.

Lo scopo di ogni venditore, è quello di soddisfare nel migliore dei modi il proprio cliente e il cliente soddisfatto è quello che torna sempre a fare un altro acquisto.

Un’interessante analisi di IAB mostra i fattori che influiscono sulla decisione di acquisto online.

  • 50% uomini e 50% donne.
  • Il 98% utilizza i social.
  • Il 96% utilizza smartphones.
  • Il 77% utilizza app o messaggerie istantanee.
  • Il 73% sta lavorando.
  • Il 65% ha studi universitari.
  • L’età media è di 38 anni.

I motivi per i quali l’e-commerce è sempre più spesso il canale di acquisto privilegiato sono piuttosto evidenti, soprattutto in questo periodo in cui il Covid ci ha costretti a non uscire di casa. Vediamoli insieme:

  • Schede prodotto veloci e dettagliate
  • Navigazione semplice
  • Ricerca comoda e personalizzata
  • Costi di spedizione e resi facili
  • Diverse modalità di pagamento
  • Possibilità di risparmio e ottimo rapporto qualità-prezzo
  • Tracking per monitorare la spedizione
  • Recensioni degli altri clienti
  • Servizi al cliente immediati e domande sul prodotto
  • Materiale video-fotografico sempre a disposizione

Il mondo della vendita è cambiato e ci si deve adeguare per non rimanere indietro. L’e-commerce è il futuro e la risposta sempre più evidente alle domande del consumatore che oggi ha sempre meno tempo.

Attirare l’attenzione, incuriosire, informare e motivare all’azione sono dunque i cardini da tenere a mente per spingere un consumatore a comprare il prodotto e lasciare una buona recensione che attiverà un processo positivo a catena per gli altri utenti.

Come insegna il neuromarketing, le nostre decisioni si formano prima ad un livello inconsapevole e secondo processi mentali irrazionali e solo in un secondo momento entra in gioco la razionalità. Le emozioni e le sensazioni, anche in questo caso, sono sempre la chiave.

 

 

 

 

 

 

Quali colori si usano nel marketing?

Color-Matters-1Quali colori si usano nel marketing?

 


OGGI IN QUESTO BLOG CAPIREMO QUALI COLORI SI USANO NEL MARKETING E COME QUESTI INFLUISCANO SULLE SCELTE DEL CONSUMATORE 

Quali sono i colori usati nel marketing? Perché si sceglie questo o quel prodotto? Perché ogni colore è legato ad un’emozione precisa e assume un determinato significato in grado di orientare le scelte del consumatore.

La psicologia anche in questo caso gioca un ruolo importante nel marketing e gli addetti ai lavori devono conoscere bene le percezioni e le emozioni legate ad ogni colore, al fine di provocare delle azioni precise e identificare al meglio il brand.

Una ricerca del Colorcom ha dimostrato che bastano solo 90 secondi affinché le persone giudichino un prodotto e tra il 62% e il 90% di quella valutazione si fonda solo sul colore.

Vediamo subito la psicologia legata ai colori principali: bianco, nero, blu, rosa, arancione, rosso, viola, giallo, verde, marrone, grigio e multicolore.

Il Bianco

Il colore bianco simboleggia la purezza, la saggezza, la semplicità, la trasparenza, la pulizia. Per questo è usato per beni e servizi legati all’igiene o nel design per comunicare minimalismo. Libertà, pace, purificazione, da sempre il bianco indica ordine e chiarezza mentale. Il bianco è ideale per i settori domestici, religiosi, giuridico, medicale e tecnologico. Spesso è usato anche da sfondo per fare risaltare colori forti come il nero, per creare un contrasto netto o viceversa.

Il Nero

Il colore nero è eleganza, potere, rispetto, raffinatezza, lusso. Spesso usato nella moda, indica esclusività, autorità. I professionisti lo usano per sottolineare il loro prestigio. Il colore nero evoca anche paura, mistero, morte, tenebre e peccato. Usarlo significa dunque osare, provocare, definire il proprio brand in maniera chiara e distinta. Viene scelto per il packaging di prodotti costosi e di alto livello come quelli del settore automobilistico, tecnologico e dell’abbigliamento.

colore-nero

Il Blu

Il colore blu simboleggia il relax, la tranquillità, la calma, l’armonia, la fiducia, la sicurezza. Nel marketing è utilizzato per provocare una sensazione di benessere, di quiete. Scegliere il blu significa desiderare rilassamento psicofisico, meditazione e spiritualità. Da un’analisi sociologica è emerso che il blu è il colore preferito della metà della popolazione occidentale e quindi viene scelto per tanti loghi. Colore del cielo e del mare, risulta adatto anche per il turismo, per invitare al relax. Suscitando una sensazione di rilassamento, spinge il cliente a provare calma e lo accompagna nella scelta del prodotto. Ispira riflessività e pensiero ponderato, lealtà e predispone a un’attitudine positiva.

AZ-colours-blue

Il Rosa

Il colore rosa comunica affetto, tenerezza, gentilezza, morbidezza, innocenza. Per questo è usato nei settori dell’infanzia o per l’universo femminile. Provocando sensazioni di delicatezza regala conforto, rassicura. La dolcezza che evoca questo colore è adatta anche al settore dolciario o nuziale. Il rosa è un colore emozionale, in grado di calmare sensazioni negative e portare subito calma e solidarietà verso il prossimo.

loghirosa

L’Arancione

Il colore arancione è energia, coraggio, ambizione. Richiama ottimismo, amicizia, comprensione, equilibrio. Simboleggia la vitalità, la spontaneità, l’essere estroversi. Calore, socialità, divertimento e allegria irradiano la persona che guarda questo colore ed è per questo che è adatto ad un target giovane.

colore-arancione

Il Rosso

Il colore rosso simboleggia l’amore, la passione, l’eccitazione, la forza, ma anche l’aggressività o la rabbia. Il rosso attira subito l’attenzione e provoca forti emozioni e quindi va usto quando ci si vuole distinguere. Il brand che usa questo colore vuole quindi dare un messaggio forte che sottolinei la sua potenza. Colore eccitante, stimola il battito cardiaco e il respiro alla sua vista, indicando anche trasgressione e lussuria.

rosso

Il Viola

Il colore viola è la spiritualità, il mistero, l’inconscio, il segreto, la superstizione, la malinconia, la morte, la paura, il fascino, l’umiltà, la magia. Un colore dai significati forti che simboleggia anche l’eleganza, l’alta moda e il prestigio. Da sempre considerato anche il colore dello spirito, stimola le energie dell’inconscio e per questo può essere usato per stimolare l’immaginazione.

brand-viola

Il Giallo

Il colore giallo simboleggia speranza, sole, ottimismo, gioia, energia, allegria. Spesso usato per attirare l’attenzione nelle vetrine, il giallo è giovanile e ottimistico, indica creatività, giocosità, quindi è molto adatto ad un pubblico giovane. I brand che lo usano vogliono comunicare dinamicità e ottimismo ma se abbinato al nero richiama serietà. Il colore giallo evoca anche servizi economici o beni per bambini. Accostato all’attività mentale e all’azione, è un colore che si adatta bene alle aziende che vogliono richiamare questi fattori.

AZ-colours-yellow

Il Verde

Il colore verde simboleggia speranza, salute, guarigione, equilibrio. Spesso utilizzato per il rilassamento, migliora l’umore e calma il sistema nervoso. Utilizzato nel settore sanitario e alimentare, comunica freschezza, benessere e salute. Un verde luminoso e chiaro comunica crescita, vitalità e rinnovamento, mentre un verde più forte simboleggia ricchezza e abbondanza.

AZ-colours-green-1

 

Il  Marrone

Il colore marrone simboleggia tranquillità, artigianalità, qualcosa di biologico e sano. Viene molto utilizzato se si promuove un prodotto o un servizio legato alla natura, richiamando un legame con la terra. I brand che lavorano con il legno o con prodotti artigianali, ad esempio, sceglieranno questo colore per la loro brand identity. Il colore  marrone richiama sicurezza e protezione, associato alla terra, dando una sensazione di calore e rassicurazione. Molto usato anche nei prodotti a base di cioccolato.

unnamed

Il Grigio

Il colore grigio è il neutro per eccellenza che esprime solidità, durevolezza e resistenza, le caratteristiche associate al metallo. Non a caso molte case automobilistiche l’hanno scelto per i loro loghi, come anche le aziende che ruotano attorno al mondo dell’informatica, come Wikipedia o Apple. Il grigio indica maturità e compostezza, ma nel packaging è rischioso perché i prodotti grigi non emergono e non suscitano emozioni forti ma neutre. È usato nel campo del design dove gli viene attribuito un valore di modernità, raffinatezza ed eleganza.

INTERNA_grigiIl Multicolore

Quando si usa il multicolore, si vuole sottolineare l’apertura, la modernità, la diversità. Spesso i loghi multicolore richiamano l’innovazione tecnologica, l’informatica, il digitale, come Google o Microsoft. Usato anche nel settore artistico o per il turismo, mescolando ad esempio i colori principali come giallo, verde, rosso e blu si può ottenere un effetto dinamico che nessuno di quei colori da solo otterrebbe.

AZ-colours-multi

 

Cosa è l’Emotional Branding?

emotional- branding

Cosa è l’Emotional Branding?


OGGI IN QUESTO BLOG PARLEREMO DI EMOTIONAL BRANDING E DI QUANTO SIA UTILE PER LE STRATEGIE DI MARKETING 

 

Cosa è l’Emotional Branding? Come suggerisce la stessa espressione, è una strategia di marketing che si riferisce alla pratica di provocare un forte stato emotivo che mira ai bisogni di un consumatore.  Un legame stretto, dunque, tra marketing e psicologia. 

Questo consente, nel vario e confusionario mondo del bombardamento mediatico, di scegliere una strategia  di marketing che mira dritto alle emozioni più profonde degli utenti, provocando una grande risposta emotiva che crea un potente legame con il marchio.  

L’Emotional Branding è il legame emotivo duraturo sviluppato con i clienti che crea una fiducia totale nel brand. Questo permette di aumentare la redditività dell’azienda, fidelizzando il consumatore finale del prodotto o del servizio. Mirare dritto ai bisogni e ai sentimenti più veri è una delle strategie di marketing migliori che si possa attuare.

Come farlo? Vediamo le regole base dell’Emotional Branding:

  • Create un dialogo con la singola persona, non date solo semplici informazioni
  • Studiate identità e desideri del target 
  • Sviluppate del materiale emotivamente coinvolgente
  • Usate lo storytelling, ottimo strumento per creare empatia con il brand
  • Provocate sensazioni forti

Secondo la Piramide di Abraham Maslow, ogni essere umano ha una gerarchia di bisogni che ha necessità di soddisfare per stare bene, e nel dettaglio:

  1. Bisogni fisiologici, come fame e sete
  2. Bisogni di protezione, affetto e sicurezza
  3. Bisogni di appartenenza, come identificazione e affetto
  4. Bisogni di successo, stima e prestigio 
  5. Bisogni di realizzazione di sé e di occupare una posizione nel contesto sociale

 

400px-Piramide_maslow

Più l’Emotional Branding riesce a soddisfare questi bisogni tramite la comunicazione di un brand, più avrà colpito nel segno. Il processo, ha come obiettivi quattro importanti fattori: relazione, esperienza sensoriale, immaginazione e visione. 

Ancora più nello specifico, l’Emotional Branding sfrutta gli 8 bisogni nascosti del consumatore:

  1. Sicurezza emotiva
  2. Sicurezza per il proprio valore
  3. Gratificazione del proprio ego
  4. Sfogo creativo
  5. Avere oggetti da amare
  6. Senso di potere
  7. Senso di appartenenza
  8. Desiderio di immoralità
Secondo il proprio target di riferimento, un brand può decidere di puntare maggiormente a questo o a quel bisogno più degli altri per colpire nel segno. Associare un marchio ad un’emozione è sempre vincente, insieme ad accostarlo ad esempio a una musica tormentone.
 
l’Emotional Branding è quindi il coinvolgimento del pubblico di riferimento attraverso emozioni uniche e vere. Oggi gli utenti sono bombardati da mille messaggi e colpire nelle sensazioni più profonde è il vero obiettivo. L’emozione è sempre stato il veicolo più forte per trasmettere un messaggio e spesso, senza troppi effetti speciali, per arrivare al cuore serve la semplicità, creare una grande empatia con l’utente tramite esperienze in cui si possa rispecchiare facilmente.

Cosa è e come si crea un’infografica?

infografica

Cosa è e come si crea un’infografica?


OGGI IN QUESTO BLOG VEDREMO COME SI CREA UN’INFOGRAFICA EFFICACE

 

Cosa è un’infografica? É un’informazione creata in forma più grafica e visuale che testuale. Una tecnica nata dall’incrocio della grafica con il giornalismo. Nel content marketing è una strategia che consente di ordinare dati e informazioni in forma più semplice e intuitiva, in modo da potere capire subito un’argomento.

La sintesi grafica attiva i processi percettivi e facilita sia l’apprendimento che l’attenzione, permettendo così di imprimere un concetto nella memoria. I contenuti visivi sono infatti decisivi per le strategie di marketing e per la comunicazione di una brand identity. Le infografiche sono condivise in media 3 volte di più rispetto agli altri contenuti.

Un’infografica è quindi in grado di fornire all’utente un’immediata comprensione del messaggio in modo emozionante e coinvolgente, permettendo di:

  • Dare una veloce anteprima di un argomento
  • Spiegare un messaggio complesso
  • Mostrare dati, analisi e ricerche in modo semplice
  • Riassumere un report
  • Confrontare più concetti in modo chiaro
  • Informare e coinvolgere gli utenti

I modelli per creare delle infografiche efficaci variano in base all’argomento trattato e ne risultano più utili alcuni modelli piuttosto che altri se si tratta ad esempio di dati di analisi o concetti più teorici. Per creare un’infografica, è necessario stabilire uno schema preciso:

  1. Definite il target di riferimento
  2. Chiarite le informazioni e le fonti
  3. Stabilite i titoli e i sottotitoli
  4. Decidete la lunghezza dei paragrafi
  5. Inserite immagini grafiche semplici
  6. Create un percorso visuale chiaro
  7. Organizzate il piano editoriale per la diffusione
 Volete divertirvi a creare delle infografiche efficaci? Ecco dove potete farlo:

Le infografiche sono usate soprattutto per il marketing online, dove è necessario catturare subito l’attenzione degli utenti e fare comprendere loro il messaggio in modo semplice e veloce. Esporre le informazioni nel modo più essenziale possibile, creare elementi grafici chiari e seguire un filo conduttore coerente, renderanno il vostro progetto davvero efficace per la vostra comunicazione sul web.

Come creare un piano editoriale?

piano-editoriale

Come creare un piano editoriale?


OGGI IN QUESTO BLOG SCOPRIREMO COME PROGETTARE UN PIANO EDITORIALE IN TUTTE LE SUE FASI.

 

Ancora prima di creare dei contenuti di qualità, bisogna avere chiaro quale sarà il piano editoriale, strumento che consente di organizzare il lavoro per renderlo efficace e centrare il target. Vediamo insieme i passi per creare un buon piano editoriale.

DEFINIRE I CONTENUTI 

Prima di ogni cosa, definiamo i contenuti in base al target di riferimento. Se ad esempio, il mio target è il mondo degli appassionati del marketing, produrrò contenuti sul questo tema. Non bisogna mai andare fuori tema e sarà necessario mantenere sempre la stessa linea editoriale.

KEYWORD

Create una lista di keyword per ogni categoria. In questo link trovate un ottimo strumento dove potete inserire la parola che volete cercare e vi appariranno tutte le parole correlate e le domande che gli utenti fanno su quell’argomento. Non dovrete fare altro che inserirle nei vostri contenuti.

FREQUENZA

Definite la frequenza dei vostri contenuti, ovvero con quale cadenza pubblicare i post dei blog o quelli sui social media. Decidete ad esempio, di scrivere un articolo per il blog ogni 3 giorni, o un post su Facebook o Instagram ogni giorno. Se avete degli autori che lavorano per voi, stabilite per loro il giorno e la tematica che devono trattare.

IDEE

Trovate le idee per il vostro piano editoriale. Più idee originali troverete, più il piano editoriale funzionerà. Uno strumento efficace per trovare nuove idee è il Feed RSS, una serie di contenuti sempre aggiornati e a disposizione. Una lista di argomenti utili ogni giorno. Per approfondire leggi qui.

PIANIFICAZIONE 

Le idee vanno pianificate, quindi organizzate in un calendario ben strutturato con contenuti da pubblicare in orari precisi. Potrete usare dei tool efficaci come Google Calendar. 

MACRO AREE, TEMI E CONTENUTI

Definite i filoni degli argomenti da trattare, quindi delle macro aree che stabiliranno le linee guida per il vostro piano editoriale. Fatto questo, capite i temi, quindi restringete il campo e scegliete le varie tematiche da sviluppare. Organizzate le macro aree e i vari temi, potete cominciare con la redazione dei vari contenuti senza uscire mai fuori tema.

Il piano editoriale è quindi un documento essenziale, che consente di pianificare i contenuti da pubblicare per raggiungere un obiettivo di marketing preciso. 

Uno strumento in grado di organizzare in modo schematico le date delle pubblicazioni, che potranno essere giornaliere, settimanali o mensili e che aiuta le aziende ad acquisire visibilità su internet, avendo sempre sotto controllo tutti i canali di comunicazione.

La comunicazione, per essere efficace e raggiungere il target, deve essere costante, coerente e distribuita bene nel tempo.

 

 

 

 

 

Come misurare i risultati del content marketing?

bigstock-199313863-1

Come misurare i risultati del content marketing? Ecco gli strumenti


OGGI IN QUESTO BLOG APPROFONDIREMO COME MISURARE I RISULTATI DELLE NOSTRE STRATEGIE DI CONTENT MARKETING ATTRAVERSO GLI STRUMENTI MESSI A DISPOSIZIONE DAL WEB.

 

Dopo avere creato contenuti per il web, come misuriamo i risultati ottenuti? Come facciamo a sapere se la nostra strategia di marketing ha funzionato in termini di visibilità, pubblicità o ritorno commerciale?

Per sapere se il nostro content marketing è efficace, si devono controllare diversi parametri:

AUMENTO DEL TRAFFICO SUL SITO WEB

Osserviamo attraverso le statistiche che il traffico sul sito web è aumentato e molti utenti si soffermano sulla pagina.

INCREMENTO DELLE VENDITE

Le nostre CTA (call to action), ovvero le chiamate all’azione hanno funzionato e gli utenti hanno cliccato e acquistato il nostro servizio o prodotto. Questo vuol dire che siamo riusciti a invogliare il cliente attraverso una giusta promozione.

SEO RANKING

Il posizionamento del sito web, ovvero il SEO RANKING, è riuscito a fare arrivare in cima ai risultati di ricerca il sito, abbiamo usato le giuste keyword e applicato tutte le regole SEO nel modo ottimale.

TEMPO DI PERMANENZA SUL SITO

Gli utenti, una volta entrati nella pagina, sostano su di essa e questo serve a misurare l’efficacia in termini di engagement di un sito web.

FEEDBACK DEI CONSUMATORI

Abbiamo ottenuto un riscontro dagli utenti, un’interazione attraverso commenti e recensioni positive.

CRESCITA DEGLI ISCRITTI ALLA NEWSLETTER

Se si iscrivono sempre più utenti alla newsletter, significa che c’è un pubblico interessato ai contenuti che vuole essere informato a riguardo. Se nessuno di questi valori migliora, vuol dire che i contenuti non sono abbastanza originali, le parole chiave non sono corrette o che il target non è ben centrato.

Qual è uno degli strumenti per misurare i risultati del content marketing?

Google Analytics è un servizio di analisi web offerto da Google per osservare le statiche di un sito web. Misura, ad esempio:

  • Durata della sessione
  • Provenienza della visita
  • Numero di pagine visitate
  • Pagine più cliccate
  • Posizione geografica
  • Pubblico di riferimento

Anche su WordPress, la piattaforma software più utilizzata per creare siti o blog, è possibile osservare dati statistici come il comportamento degli utenti, le modalità di acquisizione o le visite in tempo reale.

Anche nel mondo dei social media si possono visualizzare i dati statistici relativi alle inserzioni che si pubblicano. I dati mostreranno:

  • Il numero di utenti che visualizzano l’inserzione
  • Il numero di utenti che cliccano sull’inserzione
  • L’importo speso per inserzione
  • I dati per ogni campagna, gruppo di inserzioni dell’account pubblicitario.

Il grafico dei dati statistici mostrerà nel dettaglio:

  • Prestazioni, ovvero il numero di persone che cliccano sull’inserzione
  • Dati demografici, ovvero le prestazioni in rapporto all’età e al genere
  • Posizionamento, ovvero le prestazioni in diversi social media come Instagram o Facebook.

Instagram, attraverso la funzione Insight di un account aziendale, mostra dati come:

  • Genere
  • Fascia d’età e luogo
  • Post e storie visualizzate
  • Interazione dei post con i followers.

Per misurare in modo accurato i risultati della strategia di content marketing è fondamentale analizzare il ROI Content Marketing, ovvero il Return on Investment, il ritorno sull’investimento, che identifica la redditività del capitale investito. Se ben strutturata, la strategia di marketing permetterà di aumentare il ROI.

Il processo di misurazione è necessario per osservare i risultati ottenuti e correggere il tiro dove le azioni non portano agli obiettivi desiderati. Avere a disposizione metriche precise permette di trovare la strategia di marketing più efficace per le aziende.

Gli strumenti di analisi come Google Analytics consentono, inoltre, di realizzare dei report specifici, in modo da conoscere con la cadenza che si desidera, i risultati ottenuti attraverso la propria strategia di marketing.

SCARICA LA QUINTA LEZIONE QUICorso base di Content Marketing_lezione 5

Non sei riuscito a leggere le altre lezioni di content marketing? Puoi scaricarle qui:

Corso base Content Marketing_lezione 1

Corso base Content Marketing_lezione 2

Corso base Content Marketing_lezione 3

Corso base Content Marketing_lezione 4

 

I concetti base della SEO pronti all’uso

SEO-Tips-to-Optimize-the-Structure-of-the-Website

I concetti base della SEO pronti all’uso


OGGI IN QUESTO BLOG CAPIREMO I CONCETTI BASE DELLA SEO E ALLA FINE DELL’ARTICOLO POTRAI SCARICARE LA LEZIONE.

 

Se vi state chiedendo quali sono i concetti base della SEO (Searc Engine Optimization) e soprattutto perché seguire le sue regole è così importante siete nel posto giusto. 

Una volta creati i contenuti per il web è necessario ottimizzarli in ottica SEO, ovvero migliorarne l’indicizzazione e il posizionamento sui motori di ricerca. Quali sono le regole base da seguire?

      KEYWORD

  • Ogni contenuto, come un articolo per un blog, deve contenere la sua parola chiave principale, ovvero la keyword, che è l’argomento di cui si sta parlando. Distribuite la keyword in tutto il corpo del pezzo ed evidenziatele in grassetto per aiutare la leggibilità, cercando anche dei sinonimi.
  • Potete ad esempio trovare ottime keyword in questi siti:

       https://keywordtool.io/google 

       https://answerthepublic.com

      LINK

  • Inserite link interni che collegano quindi pagine interne allo stesso dominio e link esterni che collegano le pagine che trattano argomenti simili ma di domini diversi. Cercate link di siti ben posizionati sui motori di ricerca, come ad esempio nel caso della SEO, questo link: https://www.studiosamo.it/seo/ che vi servirà per approfondire l’argomento.

CONTENUTI ORIGINALI

  • Il contenuto deve essere sempre originale. Mai copiato da altri siti perché Google migliora sempre il suo algoritmo per riconoscere i contenuti di qualità.

IMMAGINI 

  • Il nome dell’immagine deve contenere la keyword, la parola chiave. Ad esempio, nel caso dell’argomento che stiamo trattando, l’immagine dovrebbe essere scritta cosi: concetti-base-seo.jpg. Le parole andranno separate dal trattino
  • L’immagine non deve essere pesante e in buona risoluzione, meglio restare sempre tra i 90 e i 150 KB.

TAG TIGLE, META DESCRIPTION E URL

Quando facciamo una domanda (query) a Google, si apre una SERP, (Search Engine Result Page) ovvero la pagina dei risultati di ricerca. Questa SERP mostra gli SNIPPET (letteralmente ritagli) costituiti da: Tag Title, Meta Description e Url.

Quali caratteristiche devono avere questi tre elementi in ottica SEO?

  1. Il Tag Title, che è il titolo che troviamo a capo di ogni Snippet, deve avere una lunghezza di 65/70 caratteri spazi inclusi. La keyword deve essere inserita all’inizio e deve essere simile o uguale al titolo H1 della pagina, ovvero il titolo dell’articolo.
  2. La Meta Description, che è la breve descrizione che troviamo nella pagina dei risultati di ricerca, è decisiva nel convincere l’utente a cliccare e aprire il sito. Deve avere una lunghezza compresa tra i 130 e i 150 caratteri. Il suo testo deve invitare all’azione e nella parte finale meglio che ci sia una CTA, ovvero una call to action per convincere del tutto l’utente.
  3. L’Url (Uniform Resource Locator), che identifica l’indirizzo della pagina web, deve essere breve, 4 o 5 parole al massimo, deve contenere la keyword, essere leggibile e veloce da capire. Ecco un esempio: www.laurabertuglia.it/concetti-base-seo.htm

E una volta cliccato sul Tag Title che ci porta all’interno del contenuto cosa troviamo? l’H1, l’H2 e l’H3

H1

Non è altro che il titolo che si legge quando si atterra sulla pagina dell’articolo e che deve coincidere con il Tag Title che clicchiamo nella pagina dei risultati di ricerca. Deve essere evidenziato in grassetto e in evidenza. L’utente leggendo l’H1 deve sapere esattamente qual è il contenuto che sta per leggere.

H2

Sono usati per dividere il corpo del testo in sezioni e servono per spiegare meglio l’argomento e per aiutare la leggibilità del testo.

H3

Sono sotto sezioni all’interno del H2 e servono per spiegare ulteriormente l’argomento e anche se hanno un peso inferiore in ottica SEO, riescono a dare valore all’articolo.

Se volete approfondire, ecco un valido spunto: https://www.studiosamo.it/tag-title-h1-h2-come-usare-blog/#h2-h3-e-altri-header

Tutte queste regole base della SEO, se seguite alla lettera, permettono quindi sia l’indicizzazione che il posizionamento, cosi da risultare in prima linea nei motori di ricerca.

  • Seguimi nelle altre lezioni sul Content Marketing, dove approfondiremo argomenti come:
  • Come misurare i risultati 

SCARICA LA TERZA LEZIONE QUICorso base Content Marketing_lezione 4

Ecco le regole base per creare contenuti efficaci per il web

257c8ece6f06d3edafcd15ec4104f0b6Le regole base per creare contenuti efficaci? Ecco una guida pratica


OGGI IN QUESTO BLOG CAPIREMO LE REGOLE BASE PER CREARE DEI CONTENUTI EFFICACI PER IL WEB E ALLA FINE DELL’ARTICOLO POTRAI SCARICARE LA LEZIONE.

Ad un Web Content Editor verrà chiesto di creare articoli per blog o post sui social media. Per fare questo, è necessario conoscere bene le regole di base per scrivere testi originali, in target e in ottica SEO. Studiare e mettere in pratica queste regole permette non solo di creare contenuti efficaci, ma anche di posizionarsi al meglio sui motori di ricerca.  

Cominciamo subito da uno degli aspetti più importanti. Quali caratteristiche deve avere il titolo di un articolo per un blog?

  • Deve catturare l’attenzione, promettendo di rispondere alla domanda dell’utente, quindi alla query che viene digitata nella SERP (Search Engine Results Page), ovvero la pagina dei risultati del motore di ricerca.
  • Deve o meglio dovrebbe contenere una domanda, che anticipi l’interrogazione dell’utente su quell’argomento.
  • Deve essere realistico, non esagerare nel dare soluzioni immediate.
  • Deve essere specifico, non troppo generico o dispersivo. Domanda precisa, risposte precise.

Ma come capire quali sono le domande che gli utenti si pongono quando cercano un argomento su internet?  

  • Un primo strumento è la pianificazione delle parole chiave di Google Ads, che ci spiega il volume di traffico mensile medio per una parola chiave (keyword) o una frase chiave (keyphrase).
  • Altro strumento utile è Google Trends, dove si inserisce una parola chiave e il risultato indica se c’è “mercato” su quell’argomento.

Il titolo di un articolo di un blog deve sempre:

  1. Contenere la keyword, l’argomento principale che verrà trattato nel testo
  2. Deve essere di massimo 60 caratteri. L’ideale, infatti, è un titolo compreso tra le 6 e le 11 parole. Oltre, Google lo troncherà e risulterà troppo lungo, dispersivo.
  3. Comprendere parole sensoriali in grado di coinvolgere e incuriosire gli utenti.
  4. Essere pratico, concreto, senza giri di parole. Semplice, veloce da capire.

Il testo di un articolo di blog deve sempre:

  • Essere suddiviso in paragrafi per facilitare la comprensione e ogni paragrafo deve contenere massimo 2-5 frasi.
  • Essere facilitato da elenchi puntati che rendono semplice e veloce la lettura.
  • Avere link di approfondimento.
  • Avere le keywords in grassetto.
  • Avere sottotitoli che introducono gli argomenti.
  • Essere fluido, senza parole inutili o periodi ridondanti.

Come concludere l’articolo di un blog?

L’utente va accompagnato alla fine dell’articolo, quindi è necessario condurlo verso la soluzione. Descrivi come otterrà le risposte alle sue domande se leggerà fino alla fine il testo, portalo a raggiungere l’obiettivo attraverso i tuoi consigli.

Andiamo ai numeri, argomento necessario se guardiamo l’articolo anche in ottica SEO, ovvero se vogliamo che sia ben posizionato sui motori di ricerca.

Quanto deve essere lungo un articolo di blog?

  • La lunghezza media ideale è di 1600 parole.
  • Deve richiedere massimo 7 minuti per la lettura.
  • la lunghezza ideale di una riga è di 8-11 parole.

Per approfondire l’argomento, leggi questo link.

E per quanto riguarda un post su Facebook o Instagram, quali sono le regole base?

Per il post sui social media le regole cambiano, perché cambia lo strumento e il messaggio dato all’utente. La piattaforma è diversa e in questo caso è di primaria importanza colpire l’utente con poche parole ma buone, che in modo efficace catturino subito l’attenzione oltre che con il testo, anche con un’immagine o con un video. Ecco le regole base:

  • La lunghezza di un post su Facebook non deve superare gli 80 caratteri, risulta ideale infatti una lunghezza compresa tra i 40 e gli 80 caratteri.
  • La migliore lunghezza della didascalia Instagram è invece inferiore a 125 caratteri per le pubblicità mentre per i post normali fino a 150 caratteri. Se il testo è più lungo gli utenti devono cliccare sul pulsante per vedere il resto del contenuto. Il messaggio deve essere visualizzato nelle prime righe di testo.
  • Inserisci gli  hashtag, l’etichetta per parole o frasi, tipica di social media come Instagram, che aiuta gli utenti a trovare velocemente contenuti su uno stesso argomento. Si crea inserendo il simbolo “#” ad una parola o frase, in questo caso, si deve scrivere la frase senza spazi. 
  • Scrivi con uno stile e un tono consono al brand.
  • Inserisci una call to action (chiamata all’azione) come leggi, gioca, compra etc, che spinge l’utente ad interagire.
  • Spiega i vantaggi del prodotto o del servizio in maniera semplice.
  • Inserisci simboli ed emoticon che descrivono il concetto.
  • scegli bene l’orario di pubblicazione del post in base al target di riferimento.
  • Usa un’immagine d’impatto visivo, capace di catturare l’attenzione e di fare capire subito il contenuto del post.

Le regole base per creare contenuti efficaci per il web si completano con le leggi chiave della SEO (che approfondiremo nella prossima lezione) e se messi in pratica insieme, possono creare contenuti efficaci ai fini del posizionamento ma soprattutto coinvolgenti, chiari e immediati, capaci di dare le giuste risposte alle domande che gli utenti chiedono al web ogni giorno.

Seguimi nelle altre lezioni sul Content Marketing, dove approfondiremo argomenti come:

  • I concetti base della SEO
  • Come misurare i risultati 

SCARICA LA TERZA LEZIONE QUICorso base Content Marketing_lezione 3

Quali sono le competenze di un web content editor?

plan-de-contenidos-2

Chi è il web content editor? Ecco quali sono le sue competenze


OGGI IN QUESTO BLOG SCOPRIRAI COSA DEVE SAPER FARE UN WEB CONTENT EDITOR, E ALLA FINE DELL’ARTICOLO POTRAI SCARICARE LA LEZIONE.

 

Il Web Content Editor è colui che crea i contenuti per il web, per un target ben definito e in ottica SEO, e li distribuisce in piattaforme come un blog o un sito internet. Questa figura si occupa di promuovere, informare, raccontare un brand, un prodotto, un servizio, o semplicemente un argomento, attraverso contenuti originali che mirano a comunicare al meglio il messaggio.

Il Web Content Editor è oggi una figura professionale completa e richiesta dalle aziende che intendono promuoversi sul web. Non si limita al sapere scrivere bene, ma analizza i competitors, individua il target di rifermento e studia la mission aziendale, al fine di creare la migliore strategia di comunicazione.

Entriamo nello specifico, cosa deve sapere fare un web content editor?

  • Deve sapere scrivere in modo impeccabile, dalla grammatica alla sintassi, dimostrando ottima padronanza di linguaggio. Avere fluidità, chiarezza espositiva e conoscenza dei registri linguistici.
  • Deve sapere individuare il target di riferimento, ovvero il gruppo di utenti per il quale sta creando contenuti.
  • Deve conoscere le basi della SEO, per usare le regole del posizionamento sui motori di ricerca.
  • Deve saper utilizzare CSM (Content Management System) come WordPress o Joomla.
  • Avere una conoscenza base di grafica per il web e codice HTML.
  • Deve conoscere le dinamiche del Social Media Marketing.
  • Deve avere padronanza di tool per rendere efficace il testo attraverso la SEO, come SEOZoom.

Quali contenuti crea il web content editor?

  • Articoli per blog
  • Testi per siti web 
  • Post sui canali social
  • Infografche 
  • Newsletters
  • Video e webinar

Fondamentale per il web content editor è quindi individuare e conoscere bene il suo pubblico di riferimento, per capirne i desideri e le domande che si pone su un argomento specifico, anticipando così le risposte che cerca. Ecco infatti, quello che ci si deve chiedere prima creare contenuti di qualità:

Chi? Definire la target audience

Cosa? Identificare gli interessi e le necessità degli utenti

Dove? Individuare i social media più efficaci per il target 

Quando? Pianificare il calendario editoriale 

Perché? Chiarire e fissare obiettivi precisi

Produrre contenuti originali, capaci di creare interazioni tra gli utenti è l’obiettivo finale, e per farlo, il Web Content Editor deve interessare, informare e coinvolgere il target per portarlo all’azione attraverso delle call to action (chiamate all’azione), al fine ad esempio, di fargli acquistare un prodotto o un servizio.

Oggi, il Web Content Editor è una figura poliedrica, un professionista del digital marketing, che oltre a possedere diverse competenze tecniche, crea una vera e propria strategia di marketing che permette di ottenere risultati come un ottimo posizionamento sui motori di ricerca e traffico sul proprio sito internet, attraverso la creazione di contenuti sempre coinvolgenti.

Non meno importante, il Web Content Editor deve sapere misurare i risultati della sua strategia, attraverso strumenti di analisi come Google Analytics, che permette di analizzare statistiche dettagliate sui visitatori di un sito web. Una risorsa quindi, quella del Web Content Editor molto preziosa nel settore marketing&comunicazione.

Seguimi nelle altre lezioni sul Content Marketing dove approfondiremo argomenti come:

  • Le regole base per creare contenuti efficaci
  • I concetti base della SEO
  • Come misurare i risultati 

SCARICA LA SECONDA LEZIONE QUICorso base Content Marketing_lezione 2